giovedì 29 maggio 2014

Che fine ho fatto? (sgrammaticato post di servizio)

Questo è un breve post di servizio per spiegare, a voi cari lettori (che non avete smesso di seguirmi, Grazie!), che fine ho fatto. Sono mesi che non scrivo sul blog e ci sono stati vari motivi. Uno, di sicuro il più importante, si chiama scuola. Fra poche settimane ho gli esami di maturità e in questi ultimi mesi ho letto davvero pochissimi libri, per lo più cose per la scuola. Quindi vi chiedo di pazientare un po', anche se, probabilmente, finiti gli esami le cose non andranno meglio perché dopo una breve (troppo breve) vacanza tornerò a studiare, questa volta si spera con più entusiasmo. Sono una persona abbastanza determinata e voglio inseguire i miei sogni, o almeno mettercela tutta per realizzarli!
Spero di tornare al più presto a parlare di libri, intanto vi saluto e vi mando un abbraccio virtuale.
In bocca al lupo a tutti i maturandi! :D

mercoledì 8 gennaio 2014

Acquisti di inizio anno

Nonostante ami passare ore e ore in libreria a curiosare tra i vari scaffali, a prendere libri a caso e leggere la quarta di copertina nella speranza di fare nuove scoperte, raramente faccio degli acquisti "in massa". Di solito non esco mai con più di due o tre libri, un po' perché mi piace tornare presto in libreria e un po' perché altrimenti mi sentirei in colpa verso tutti quei libri che ho a casa e che non ho ancora letto.
Ultimamente però mi sono lasciata andare e senza troppi rimorsi ho acquistato più libri, che vi citerò in questo post (di discutibile utilità). Ditemi se li avete letti e cosa ne avete pensato! Magari riuscirò a decidere quale iniziare prima.

Rosso americano di Rick Moody
Vergognosamente non avevo mai sentito parlare né di questo romanzo, né di questo autore.
Dopo aver letto la recensione di Ilenia del blog "Con amore e squallore" (qui) sono rimasta davvero affascinata e finalmente mi sono decisa ad acquistarlo!
Dalla quarta di copertina: "Rosso americano racconta due giorni nella vita di Dexter, costretto a ritornare nella cittadina dove è  nato e cresciuto per prendersi cura della madre ammalata. Mentre intorno a lui frammenti scomposti di un passato dimenticato si intrecciano pericolosamente con le conseguenze di un incidente in una centrale nucleare, il precipitare della malattia della madre obbliga Dexter ad affrontare la decisione più impegnativa e straziante della sua vita."

L'uomo che cade di Don DeLillo
Ero andata in libreria con l'intenzione di portarmi a casa Cosmopolis ma sfortunatamente non l'ho trovato. Vista la mia curiosità nei confronti di questo autore ho deciso di prendere L'uomo che cade, incuriosita dalla trama e affascinata dal titolo.
"Il mondo devastato dell'Undici settembre, le inquiete solitudini della famiglia di un sopravvissuto al crollo delle torri e la paradossale normalità di un terrorista che si prepara al martirio. Dentro le torri e dentro gli aerei che le distruggono, Don DeLillo racconta l'America del nuovo secolo, il trauma, la paura e i rituali per esorcizzarla."



In stato di ebbrezza di James Franco
Lo ammetto. Forse, se l'autore non fosse stato James Franco, non sarei stata così "curiosa" di leggere questa raccolta di racconti. Il primo l'avevo già letto, qualche mese fa, in anteprima in ebook e mi era piaciuto molto. Credo debba uscire, o sia da poco uscito, il suo nuovo libro e se questo dovesse piacermi, quasi sicuramente leggerò anche l'altro.
Nonostante cerchi di tenere basse le aspettative per paura di una delusione ho grande fiducia in lui! è un attore che mi piace tantissimo e sarei felice di scoprire la sua "vena" artistica anche in ambito letterario.



Il signore degli orfani di Adam Johnson
Romanzo vincitore del Premio Pulitzer nel 2013. Ho letto molte recensioni positive e vista la tematica e l'ambientazione (siamo nella Corea del Nord) non potevo non  comprarlo.

Amatissima di Toni Morrison
Toni Morrison, vincitrice del Premio Nobel nel 1993, è una delle più grandi scrittrici americane. Tra l'altro, con Amatissima, pubblicato nel 1987, ha vinto il Premio Pulitzer.
Avevo sentito parlare tanto di questa autrice e finalmente avrò la possibilità di leggere una sua opera. L'edizione rilegata della collana Numeri Primi I Nobel è, a mio avviso, bellissima! Ho intenzione di acquistare anche, della stessa collana, Il mio  nome è rosso di Pamuk (anche se dovrei contenere gli acquisti).

Mattatoio n.5 o La crociata dei bambini di Kurt Vonnegut
Da secoli questo libricino mi aspettava nell'elenco infinito della mia wishlist, ora mi resta solo da leggerlo!
"Mattatoio n.5 è la storia semiseria di Billy Pilgrim, un americano medio, un uomo qualunque con però l'eccezionale capacità di trascorrere da una dimensione spaziale e temporale all'altra. Senza essere in grado di impedire la cosa, può trovarsi ora a Dresda durante la seconda guerra mondiale, ora nello zoo fantascientifico di Tralfamadore dove è esposto come esemplare della razza umana. Ma Mattatoio n.5 è anche uno dei più importanti libri contro la guerra che siano mai stati scritti, autentica pietra miliare della letteratura antimilitarista."

L'ho uccisa perché l'amavo. Falso! di Loredana Lipperini e Michela Murgia
Per caso questo piccolo libricino mi è saltato all'occhio mentre vagavo tra gli scaffali. Attirata dal titolo l'ho preso in mano e senza pensarci su l'ho portato a casa. L'ho letto in poche ore. Ti cattura, ti trascina in un turbinio di fatti e riflessioni a cui vorresti sottrarti ma che è giusto e fondamentale affrontare. Consigliatissimo!

Intervista con la storia di Oriana Fallaci
La Fallaci è in assoluto una delle mie scrittrici preferite e ho intenzione di leggere presto tutte le sue opere e per ora ho preso queste tre.










Intervista con il potere 


Saigon e così sia

Buon anno e buone letture!

mercoledì 25 dicembre 2013

Winter Wonderland (Tag)

Buon Natale!
Approfitto di questo carinissimo booktag invernale che ho trovato su youtube (qui il link) per farvi tanti tanti auguri :) 
Le domande sono sei e naturalmente sentitevi liberi di rispondere al tag.



#1 -Quale libro è così caldo e tenero da scaldarti il cuore?
Per rispondere a questa domanda ho cercato a lungo nella mia libreria ma, sinceramente, non sono molto una "tipa" da romanzi teneri e coccolosi. Tra quelli che mi sono piaciuti di più e soprattutto mi hanno fatta commuovere (e per commuovere intendo piangere a dirotto come una bambina che ha appena scoperto che babbo natale non esiste) ho scelto Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer.
Consigliato anche il film.




#2 - Qual è il tuo libro preferito con la copertina bianca?
Qui mi stavo per buttare sui classici Einaudi, che hanno tutti la copertina bianca, ma poi mi sono accorta che anche uno dei miei libri preferiti ce l'aveva! Quindi, senza esitazioni, rispondo con Cercando Alaska del mio amato John Green.





#3 - Sei seduto/a su una bellissima e comodissima poltrona, nel tuo pigiama preferito, con la copertina della nonna sulle gambe e sorseggi una cioccolata. Ma che librone/mattone stai leggendo?

Non sono una tipa di big books, ne ho diversi ma tra quelli che ho pochi mi sono piaciuti davvero tanto. Per il resto, da quando ho il mio caro kobo, cerco di prenderli in ebook (riesco a finirli molto più in fretta). Ma sicuramente il librone che non mi stancherò mai di rileggere nonostante la mole, e nonostante i contenuti, è Un uomo della mia adorata Oriana Fallaci.

#4 - Sta iniziando a nevicare! E' ora di una battaglia a palle di neve... che personaggio vorresti sfidare?
Giusto per il gusto di farle un po' male, scelgo Ruth di Non lasciarmi.


#5 - Sfortunatamente il fuoco si sta spegnendo! Di che libro bruceresti gli ultimi capitoli (per piacere personale o pur di rimanere al caldo)?

Premetto che non brucerei mai un libro (sì, neanche se mi ha fatto schifo) ma dovendo scegliere tra dargli fuoco o morire congelata non esiterei a bruciare gli ultimi capitoli, ma anche qualcosa in più, di Oceano mare di Baricco. Lo so che questo autore è amatissimo ma a me non dice proprio nulla! Forse non l'ho capito ma dopo aver letto vari suoi romanzi sono arrivata alla conclusione che non mi piace. Novecento è l'unico che si salva perché mi è piaciuto, così come Omero, Iliade ma in quest'ultimo caso il "contenuto" non era il suo, quindi... Ecco, il mio problema con Baricco è che non capisco dove voglia andare a parare, che cosa voglia raccontare. Durante la lettura si fa apprezzare, poi arrivata alla fine mi domando sempre... E allora?
Magari qualcuno un giorno riuscirà a farmi ricrede ma per me, ora, è un no!
(P.s.: ho letto anche libri peggiori...)




#6 - Quale libro ti sta così tanto a cuore che lo regaleresti per Natale a qualcuno che non lo ha ancora letto e vorresti lo leggesse?
Di solito non regalo libri perché ho paura di sbagliare, sapendo quanto ogni libro sia personale. Faccio già fatica a consigliarli, figuriamoci!
Se comunque dovessi fare un regalo sceglierei un romanzo che ho letto quest'anno e che è forse la lettura migliore del mio 2013: Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.











Buon Natale :)

domenica 22 dicembre 2013

"Il risveglio della coscienza" Sostiene Pereira - Antonio Tabucchi

Chi è Pereira?
Pereira è un "personaggio in cerca d'autore" che nel settembre del 1992, come ci racconta Tabucchi nella nota a fine romanzo, andò a trovare il suo scrittore, colui che avrebbe raccolto la sua storia, la sua testimonianza e avrebbe divulgato il suo messaggio.
La storia di quest'uomo ci viene raccontata come fosse una deposizione. Il titolo, "Sostiene Pereira", verrà ripetuto di continuò tra le righe del romanzo, come a sottolineare una certa oggettività da parte dell'autore ma anche per creare empatia con il protagonista.

Siamo in Portogallo, a Lisbona, nella calda estate del 1934, durante i primi anni della dittatura filo-fascista di Salazar. Pereira è un uomo abbastanza in là con gli anni, un giornalista che cura la pagina culturale di un piccolo giornale del pomeriggio, il "Lisboa", obeso e cardiopatico, estremamente abitudinario, che cerca a tutti i costi ti trascorrere una vita il più tranquilla possibile, nella mediocrità più totale. Egli, inoltre, è vedovo e da quando sua moglie è morta è ossessionato dal pensiero della morte, della resurrezione dell'anima e del corpo.
Pereira trascorre le sue giornate tra il suo ufficio, la chiesa dove va spesso a confessarsi da padre Antonio, il cafè Orquidèa nel quale l'amico Manuel, cameriere, gli serve ogni giorno omelette al formaggio e limonata ghiacciata con tanto zucchero, e casa sua, dove Pereira, nella solitudine più completa parla con il ritratto di sua moglie rimasto a fargli compagnia.
La vita statica e monotona del giornalista verrà pian piano sconvolta. Il processo di cambiamento avrà inizio con l'incontro con un giovane scrittore di origini italiane, Monteiro Rossi, che egli contatterà per proporgli, come lavoro, di scrivere dei necrologi anticipati di scrittori e intellettuali per il giornale. Il ragazzo avrà un ruolo decisivo nell'opera di evoluzione di Pereira, non solo perché gli ricorda molto la sua gioventù spensierata e incosciente, ma anche perché, pian piano e con non poche difficoltà, lo aiuterà a capire la bellezza dell'agire seguendo la ragione cuore.
Monteiro, per Pereira, è un po' come quel figlio che non ha mai avuto e per questo, senza rifletterci molto, cerca di aiutarlo come può, pagandolo nonostante i necrologi che egli scriva siano di fatto impubblicabili perché troppo politici.
Il giovane giornalista, spinto anche dalla fidanzata Marta, una ragazza rivoluzionaria e ribelle, con una precisa ideologia politica e con una ferma volontà di lottare contro il regime dittatoriale, viene coinvolto dai ribelli e avrà numerosi problemi con la polizia politica. In tutto questo, Pereira, nonostante voglia aiutarlo, cerca di restare fuori dalla questione, rimanendo fedele alla proprie abitudini e a quell'apatia nei confronti della realtà esterna che lo accompagna costantemente.

Pereira è un cieco. Non vede cosa gli accade intorno, cosa accade nel suo paese, fa addirittura fatica a rendersi conto della censura che minaccia la buona riuscita del suo lavoro. Ma, dal canto suo, egli è anche convinto di non riuscire a fare nulla. Cosa potrebbe mai fare un mediocre giornalista come lui?
"Non è facile fare del proprio meglio in un paese come questo, per una persona come me, [...] io non sono Thomas Mann."
Il senso di inutilità che egli sente sarà destinato a capitolare: alla fine del romanzo Pereira riuscirà a prendere coscienza del proprio ruolo, del ruolo che l'intellettuale deve avere e del ruolo della letteratura, che non è qualcosa di separato dalla storia ma è la storia stessa.
Gli altri momenti decisivi per la trasformazione di Pereira sono due incontri che egli fa, uno durante un viaggio e un altro nella clinica talassoterapica dove si reca per curare la sua cardiopatica.
In treno egli conosce una donna ebrea, la signora Delgado, che lo invita ad agire, nel solo modo che gli è possibile.
Sono ebrea -dice la signora- e non sono felice di quello che sta succedendo in Germania, in
Portogallo. Lei che è un giornalista, faccia qualcosa! Dica la verità, racconti quello che succede, esprima il suo libero pensiero!  
Arrivato in clinica incontra il dottor Cardoso, giovane medico a cui confida le proprie inquietudini e preoccupazioni per ciò che sta succedendo con Monteiro e Marta, ma soprattutto per ciò che sta succedendo in lui, qualcosa di grande che egli non comprende e da cui è spaventato.
Il dottore, dopo averlo ascoltato, gli da la propria opinione illustrando a Pereira la teoria filosofica, che egli condivide, sulla confederazione delle anime. Secondo quest'ultima, nell'anima di ognuno di noi c'è più di una personalità e i cambiamenti nel nostro intimo e le contraddizioni che ci caratterizzano sono dovute all'alternanza di un io predominante. L'inquietudine che avverte Pereira non è altro che il sintomo di un grande cambiamento: un nuovo io egemone sta prendendo "potere" sulle altre personalità.
Segnato da queste esperienze, Pereira farà ritorno a Lisbona. L'episodio finale del romanzo sarà decisivo: la brutalità e la violenza di ciò che accade farà aprire gli occhi a Pereira che finalmente si rende realmente conto di cosa sta succedendo nel suo Paese.

"Se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato lettere a Coimbra e aver sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e devo pubblicare racconti dell'Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, ed è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un'altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa."

Pereira non ha certo le caratteristiche del tipico eroe rivoluzionario, del partigiano che si batte in nome della libertà con coraggio e tenacia. Eppure, in percorso profondamente umano (e non eroico) arriva a scoprire la bellezza della libertà, il piacere di fare qualcosa di utile, di seguire i propri ideali sfidando il potere.

Tabucchi, con uno stile semplice e incisivo, descrive una società in crisi che, segnata dal diffondersi dei totalitarismi, sta perdendo i propri valori ma che allo stesso tempo tenta di riprendere possesso della propria identità, tornando a lottare per la libertà.
Raccontando la metamorfosi di Pereira, o meglio la sua catarsi, il risveglio della coscienza dell'uomo comune, l'autore manda un messaggio forte (che non definirei troppo banale) di impegno civile contro la violenza e i soprusi.
Un bel libro che scorre velocemente ma che lascia una traccia profonda. è una di quelle letture che, in un modo o nell'altro, ti segnano. 

Qui non si tratta di fare cronaca, signor Pereira, ma di fare la Storia!

(Mi rendo conto che forse questa "recensione" è un po' lunga! Quindi ti ringrazio se sei arrivato fin qui.
Se ancora non si è capito la lettura di questo romanzo è più che consigliata :D)

mercoledì 4 dicembre 2013

Addio alle armi - Ernest Hemingway

In questo romanzo, pubblicato nel 1929, Hemingway ci racconta la storia di Frederic Henry, un giovane tenente americano che, durante la prima guerra mondiale, partecipa sul fronte meridionale come conducente di ambulanze.
Il protagonista del romanzo ha molto del suo autore. La storia raccontata in Addio alle armi rispecchia parte della biografia di Hemingway, che aveva partecipato alla guerra in Italia prestando servizio per la Croce Rossa Americana e come Frederic era stato ferito, ricoverato in un ospedale milanese, e aveva avuto una storia d'amore con un'infermiera.
L'opera cerca di ritrarre il quadro generale del fronte italiano e la vita dei soldati in guerra, ma si concentra in particolare sull'esperienza personale del tenente americano e sulla storia d'amore che egli ha con la giovane infermiera inglese Catherine Barkley.

Addio alle armi: romanzo di amore e guerra e, aggiungerei, anche di morte. è impossibile non parlare di morte in riferimento alla guerra e ben presto anche Frederic, dapprima mosso da forti ideali e spirito di eroismo, si renderà conto dell'inutile brutalità del conflitto armato.
E tra i numerosi soldati al fronte, egli non è di certo l'unico a prenderne coscienza. Ben presto si farà sempre più evidente il malcontento dei soldati italiani, che nonostante la propaganda del governo e i tentativi di censura, dilaga e spinge i giovani combattenti ad episodi frequenti di autolesionismo, ammutinamento e diserzione.
Sono tutti stanchi di questa guerra logorante, nessuno vuole combattere, nessuno riesce più a comprenderne le motivazioni e se non fossero costretti, i soldati lascerebbero senza esitare le armi per tornare a casa.
Anche Frederic farà la sua pace separata, darà il suo addio al conflitto. Emblematico è il momento in cui egli, nella fuga che lo porterà da Catherine, afferma: "Stavo andando a dimenticare la guerra."

Nella prima parte del romanzo, Hemingway si concentra sull'esperienza bellica, anche se man mano che la storia continua si fa sempre più profonda l'analisi psicologica e introspettiva del protagonista.
In questo quadro di morte e desolazione Frederic conosce l'amore, dapprima acerbo e passionale, poi sempre più intenso e autentico, per Catherine. Dopo la diserzione all'indomani della ritirata di Caporetto, il tenente americano fuggirà con la sua amata ma la storia, smentendo le mie aspettative, non avrà il lieto fine.
La figura di Catherine ha un significato simbolico: rappresenta per il protagonista l'esatto opposto della guerra, un universo di tranquillità e amore lontano dalle brutalità del conflitto e dalla morte.
Frederic rinuncia a tutto per il suo amore, alla fama, alla gloria, per rifugiarsi in un mondo di felicità a lungo desiderato. Eppure, nonostante i sacrifici del protagonista, nonostante l'allontanamento dalla guerra, egli non riuscirà a sfuggire al dolore e alla sofferenza.

F: "Lasciamo stare la guerra."  
C: "è molto difficile. Non c'è posto dove metterla."
F: "Lasciamola stare lo stesso."


Il titolo, nella versione originale, ha un doppio significato. Farewell to arms. "Addio alle armi", inteso come addio alla guerra e al conflitto e "Addio alle braccia", inteso come addio alla serenità e alla felicità dell'amore, e in questo senso si possono comprendere le due parallele esperienze di amore e morte vissute dal protagonista.

Prima di intraprendere questa lettura ero un po' scettica. Qualcosa mi diceva che lo stile di Hemingway non mi sarebbe piaciuto e che i suoi temi mi avrebbero annoiato. Arrivata all'ultima pagina di questo libro, invece, mi sono ricreduta: non solo ho trovato il suo stile essenziale adatto alla narrazione, ma anche la stessa storia mi ha coinvolto come non avrei mai immaginato.
Forse l'essere partita con aspettative bassissime mi ha permesso di apprezzare di più questo romanzo, ma quello che è certo è che dopo aver conosciuto Hemingway leggendo la sua seconda opera, leggerò presto qualcos'altro di lui.

La storia di Frederic Henry è una storia dolorosa, di un'esistenza sofferta a tratti investita da momenti di gioia e serenità. Alla fine di tutto però resterà solo un grande vuoto, molto più doloroso della guerra, incolmabile, inevitabile conseguenza di una sterilità di sentimenti ed emozioni portata dal primo conflitto mondiale.
Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.


domenica 20 ottobre 2013

Prossime Letture

Quando, mesi e mesi fa, ho aperto questo blog ero decisa a pubblicare post con costanza e magari anche un po' di coerenza. Ebbene, la mia determinazione, in questo caso, si è persa tra buoni propositi (sempre impossibili da mantenere), estati impegnative tra sole, pigrizia e numerosi viaggi su e giù per l'Italia, un settembre all'estero e un ritorno a scuola e allo studio che mi ha completamente azzerato le energie.
Oggi ho deciso: devo scrivere qualcosa!
Dato che il tempo che ho a disposizione non è moltissimo e non mi va di fare una recensione superficiale e sbrigativa di qualche libro, vi presento le prossime letture che farò e che, studio permettendo, cercherò di portare a termine entro la fine dell'anno.
Lo so, lo so... questo post serve a me come promemoria per dirmi "Ehi, Giulia! Leggi prima questi libri, poi magari concediti una giornata di shopping in libreria". (Avrei potuto fare un project ten books ma so già che non lo concluderei mai). Lo pubblico comunque, nella speranza che alcuni di questi titoli possano incuriosirvi.

Cecità di José Saramago.
Nuovo acquisto nella mia libreria, questo libro, uno dei più famosi di Saramago, era nella mia wishlist probabilmente sin da quando mi sono iscritta ad anobii.
Sul retro di copertina: "Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo, non vedono."












L'orda di Gian Antonio Stella.
Il sottotitolo di questo saggio è "quando gli albanesi eravamo noi." L'argomento principale, facilmente intuibile, è l'emigrazione che ha interessato il popolo italiano dalla fine dell'800 fino ad arrivare a pochi decenni fa. Il tema è fortemente attuale e credo che sia un libro che tutti i giovani dovrebbero conoscere, perché purtroppo c'è molto ignoranza riguardo alla storia del nostro popolo e riguardo a quello che hanno vissuto i nostri nonni.




In territorio nemico. Sic
Di questo libro ho sentito solo pareri positivi e poi il fatto che si tratti di un esperimento di scrittura collettiva (gli autori sono 115) mi incuriosisce troppo. Per non parlare poi del tema della Resistenza... So già che probabilmente mi priverò di ore e ore di sonno per portare a termine questa lettura. Ho letto in anteprima alcuni capitoli e già mi piace! (Ma poi... quanto sono belle le edizioni della minimum fax?)










Che tu sia per me il coltello di David Grossman 
Ho già tentato, più di un anno fa, la lettura di questo libro che mi aveva sempre attirato molto. Purtroppo non era il momento giusto, ma dato che di Grossman ho già letto e apprezzato Qualcuno con cui correre gli darò una seconda possibilità.


Il deserto dei tartari di Dino Buzzati 










Il buio oltre la siepe di Harper Lee



Questi due romanzi sono nella mia libreria di tempo immemore. Delle volte senti solo che è arrivato il momento!


Aspetto i vostri consigli!




giovedì 8 agosto 2013

Sulla strada - Jack Kerouac

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare».
Jack Kerouac scrisse il romanzo "On the road" nell'aprile del 1951, in sole tre settimane.
Dopo aver viaggiato per sette anni lungo il territorio americano e aver registrato tutte le sue emozioni e le sue impressioni, Kerouac si mette davanti alla macchina da scrivere e butta giù un rotolo di 36 metri.
Sì, proprio un rotolo. Per non interrompere il flusso dei suoi pensieri decide di non utilizzare dei classici fogli ma si procura un rotolo di carta per telescrivente, lo infila nella sua macchina da scrivere e ne esce fuori quello che viene considerato, da sempre, il manifesto della beat generation.
Il rotolo originale, la prima stesura del romanzo, dovette aspettare qualche anno prima di essere pubblicata e, a condizione che l'autore modificasse i nomi dei personaggi e censurasse alcuni passaggi, il romanzo fu stampato  nel settembre del 1957.


"Sulla strada" è  un romanzo autobiografico. Dietro il nome protagonista, Sal Paradise, si nasconde infatti lo stesso Kerouac che ci racconta, attraverso i viaggi da lui compiuti, l'America del dopoguerra e soprattutto la vita di un'intera generazione di artisti e poeti.
Ritroviamo nel romanzo molti personaggi che appartengono al gruppo di amici di Jack, primo fra tutti colui che sarà il suo compagno di viaggio, Dean Moriarty, ossia Neal Cassady.

"Un figlio del West e del sole, Dean. Nonostante la zia mi avesse avvertito che mi avrebbe messo nei guai, sentivo una nuova voce che mi chiamava e vedevo un nuovo orizzonte, e ci credevo, giovane com'ero; e che importanza poteva avere qualche piccolo guaio, o che Dean mi rifiutasse alla fine, come infatti sarebbe successo, sui marciapiedi di fame e letti di malattia - che importanza poteva avere? Ero un giovane scrittore e volevo andare lontano. Sapevo che a un certo punto di quel viaggio ci sarebbero state ragazze, visioni, tutto; sapevo che a un certo punto di quel viaggio avrei ricevuto la perla."

Ci ritroviamo così guidati da Sal e Dean per le strade d'America, da est ad ovest, e poi di nuovo ad est, e ancora ad ovest, arrivando addirittura in Messico, in un viaggio che sembra non finire mai, alla scoperta di una nazione profondamente ferita, di una generazione che sembra ormai priva di qualsiasi punto di riferimento, di questi giovani che vagano alla disperata ricerca di quel qualcosa che sembra indefinito e vago, e lo ricercano in una vita in costante movimento, da nomadi, lo ricercano nell'alcol, nel sesso, nella musica jazz e nella droga.

"Noi due insieme, Sal, potremmo girare il mondo intero con una macchina come questa perché è chiaro, amico mio, basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?"

Ho terminato già da un po' questa lettura eppure non riesco ancora a capire quanto questo romanzo mi sia piaciuto.Sarà stato forse per i personaggi che a volte non riuscivo a comprendere e a volte mi risultavano antipatici (vedi alcuni comportamenti di Dean), o forse sarà stato proprio per questo loro viaggio che non riuscivo veramente a capire dove volesse portare. Ero certa che il romanzo mi avesse lasciato qualcosa eppure non mi era chiaro cosa, ne tanto meno quanto valore avesse per me.Allora ho cercato di conoscere meglio l'autore e il periodo in cui è vissuto e mi sono resa conto di come sia difficile apprezzare a fondo quest'opera senza contestualizzarla adeguatamente. Preso così, questo libro, con superficialità, senza conoscere cosa c'è stato prima e cosa dopo, rischia di risultare nient'altro che il racconto di un gruppo di nullafacenti, ubriaconi e tossici che si affannano in avventure poco legali e fuori dal normale alla ricerca di divertimento. Comprendendo invece il "tutto", ossia quello che c'è intorno all'opera di Kerouac si scopre che "Sulla strada" è molto di più di quello che sembra.

Non si può andare avanti sempre così... con questa frenesia, questo correre avanti e indietro. Dobbiamo andare da qualche parte, trovare qualcosa.

Ma qual è il vero motivo di questo viaggio? Che cosa cercano?Fernanda Pivano, in un'intervista a Kerouac, domanda: ma cosa vuoi? Che cosa cerchi?Jack, che era ubriaco anche durante quell'intervista, risponde: voglio che Dio mi mostri il suo volto.
Non è semplice comprende cosa spinga questi giovani a mettersi sulla strada.
La loro insoddisfazione nasce dal rifiuto di una realtà sociale in cui non si rispecchiano, che è troppo lontana da loro e che per questo motivo rigettano.

La loro non è una rivoluzione, ma una fuga. Non una fuga fine a se stessa, non un semplice scappare ma una mettersi in cerca di quel qualcosa che assume caratteristiche vaghe e indefinite e che si potrebbe semplicisticamente ridurre al senso della vita.
Nella prefazione al romanzo, scritta da Fernanda Pivano, ho trovato numerosi spunti di riflessioni illuminanti.
"Di solito la loro è una resistenza passiva alle influenze della società costituita; della droga e dell'alcol si servono nell'illusione di poter scoprire attraverso una esaltazione momentanea "il perché" di tutte le cose, e del jazz sono forse fanatici cultori per ragioni simili a quelle che ispiravano i selvaggi a cercare i ritmi violenti e ossessivi un mezzo per liberarsi dall'angoscia di un mondo misterioso e spaventevole."

Il vivere alla giornata, la ricerca del contatto con nuove persone e nuovi luoghi sono finalizzati al tentativo di sopire quel bisogno incessante di riempire un vuoto, di una stabilità a lungo cercata.


"Nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty."

Con uno stile narrativo definito "prosa spontanea" Kerouac, intende denunciare un malessere che molti come lui condividevano, ma che è un malessere ed un disagio "personale", che lo riguarda in prima persona. L'autobiografismo è una caratteristica peculiare di tutta l'opera di Kerouac, per questo per comprendere meglio Sal è sufficiente cercare di conoscere più a fondo Jack e anche quella che venne definita la beat generation, con cui veniamo in contatto in queste pagine.
Lo stesso Kerouac disse: "La beat generation è un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo."
Il ritratto più efficace di questa generazione, di questa "gioventù bruciata" è stato forse dato dal poeta Allen Ginsberg, che ritroviamo nel romanzo come Carlo Marx, il quale scrisse una raccolta di poesie che prende il nome dalla più importante: Howl. Urlo.
Ginsberg scrisse in poesia un altro manifesto di questa generazione, presentando il ritratto di una gioventù silenziosa, incompresa, bisognosa di una guida per affrontare il viaggio della vita, una guida che questi giovani cercano in loro stessi, allontanandosi dalla società di massa. Tentano di risolvere il loro problema, il disagio che si è impossessato delle loro anime a modo loro, sperimentando, viaggiando e vivendo sempre al limite, alla disperata ricerca di quello che non trovano, del "Motivo di Tutte le Cose".


La strada è la vita.