giovedì 8 agosto 2013

Sulla strada - Jack Kerouac

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare».
Jack Kerouac scrisse il romanzo "On the road" nell'aprile del 1951, in sole tre settimane.
Dopo aver viaggiato per sette anni lungo il territorio americano e aver registrato tutte le sue emozioni e le sue impressioni, Kerouac si mette davanti alla macchina da scrivere e butta giù un rotolo di 36 metri.
Sì, proprio un rotolo. Per non interrompere il flusso dei suoi pensieri decide di non utilizzare dei classici fogli ma si procura un rotolo di carta per telescrivente, lo infila nella sua macchina da scrivere e ne esce fuori quello che viene considerato, da sempre, il manifesto della beat generation.
Il rotolo originale, la prima stesura del romanzo, dovette aspettare qualche anno prima di essere pubblicata e, a condizione che l'autore modificasse i nomi dei personaggi e censurasse alcuni passaggi, il romanzo fu stampato  nel settembre del 1957.


"Sulla strada" è  un romanzo autobiografico. Dietro il nome protagonista, Sal Paradise, si nasconde infatti lo stesso Kerouac che ci racconta, attraverso i viaggi da lui compiuti, l'America del dopoguerra e soprattutto la vita di un'intera generazione di artisti e poeti.
Ritroviamo nel romanzo molti personaggi che appartengono al gruppo di amici di Jack, primo fra tutti colui che sarà il suo compagno di viaggio, Dean Moriarty, ossia Neal Cassady.

"Un figlio del West e del sole, Dean. Nonostante la zia mi avesse avvertito che mi avrebbe messo nei guai, sentivo una nuova voce che mi chiamava e vedevo un nuovo orizzonte, e ci credevo, giovane com'ero; e che importanza poteva avere qualche piccolo guaio, o che Dean mi rifiutasse alla fine, come infatti sarebbe successo, sui marciapiedi di fame e letti di malattia - che importanza poteva avere? Ero un giovane scrittore e volevo andare lontano. Sapevo che a un certo punto di quel viaggio ci sarebbero state ragazze, visioni, tutto; sapevo che a un certo punto di quel viaggio avrei ricevuto la perla."

Ci ritroviamo così guidati da Sal e Dean per le strade d'America, da est ad ovest, e poi di nuovo ad est, e ancora ad ovest, arrivando addirittura in Messico, in un viaggio che sembra non finire mai, alla scoperta di una nazione profondamente ferita, di una generazione che sembra ormai priva di qualsiasi punto di riferimento, di questi giovani che vagano alla disperata ricerca di quel qualcosa che sembra indefinito e vago, e lo ricercano in una vita in costante movimento, da nomadi, lo ricercano nell'alcol, nel sesso, nella musica jazz e nella droga.

"Noi due insieme, Sal, potremmo girare il mondo intero con una macchina come questa perché è chiaro, amico mio, basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?"

Ho terminato già da un po' questa lettura eppure non riesco ancora a capire quanto questo romanzo mi sia piaciuto.Sarà stato forse per i personaggi che a volte non riuscivo a comprendere e a volte mi risultavano antipatici (vedi alcuni comportamenti di Dean), o forse sarà stato proprio per questo loro viaggio che non riuscivo veramente a capire dove volesse portare. Ero certa che il romanzo mi avesse lasciato qualcosa eppure non mi era chiaro cosa, ne tanto meno quanto valore avesse per me.Allora ho cercato di conoscere meglio l'autore e il periodo in cui è vissuto e mi sono resa conto di come sia difficile apprezzare a fondo quest'opera senza contestualizzarla adeguatamente. Preso così, questo libro, con superficialità, senza conoscere cosa c'è stato prima e cosa dopo, rischia di risultare nient'altro che il racconto di un gruppo di nullafacenti, ubriaconi e tossici che si affannano in avventure poco legali e fuori dal normale alla ricerca di divertimento. Comprendendo invece il "tutto", ossia quello che c'è intorno all'opera di Kerouac si scopre che "Sulla strada" è molto di più di quello che sembra.

Non si può andare avanti sempre così... con questa frenesia, questo correre avanti e indietro. Dobbiamo andare da qualche parte, trovare qualcosa.

Ma qual è il vero motivo di questo viaggio? Che cosa cercano?Fernanda Pivano, in un'intervista a Kerouac, domanda: ma cosa vuoi? Che cosa cerchi?Jack, che era ubriaco anche durante quell'intervista, risponde: voglio che Dio mi mostri il suo volto.
Non è semplice comprende cosa spinga questi giovani a mettersi sulla strada.
La loro insoddisfazione nasce dal rifiuto di una realtà sociale in cui non si rispecchiano, che è troppo lontana da loro e che per questo motivo rigettano.

La loro non è una rivoluzione, ma una fuga. Non una fuga fine a se stessa, non un semplice scappare ma una mettersi in cerca di quel qualcosa che assume caratteristiche vaghe e indefinite e che si potrebbe semplicisticamente ridurre al senso della vita.
Nella prefazione al romanzo, scritta da Fernanda Pivano, ho trovato numerosi spunti di riflessioni illuminanti.
"Di solito la loro è una resistenza passiva alle influenze della società costituita; della droga e dell'alcol si servono nell'illusione di poter scoprire attraverso una esaltazione momentanea "il perché" di tutte le cose, e del jazz sono forse fanatici cultori per ragioni simili a quelle che ispiravano i selvaggi a cercare i ritmi violenti e ossessivi un mezzo per liberarsi dall'angoscia di un mondo misterioso e spaventevole."

Il vivere alla giornata, la ricerca del contatto con nuove persone e nuovi luoghi sono finalizzati al tentativo di sopire quel bisogno incessante di riempire un vuoto, di una stabilità a lungo cercata.


"Nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty."

Con uno stile narrativo definito "prosa spontanea" Kerouac, intende denunciare un malessere che molti come lui condividevano, ma che è un malessere ed un disagio "personale", che lo riguarda in prima persona. L'autobiografismo è una caratteristica peculiare di tutta l'opera di Kerouac, per questo per comprendere meglio Sal è sufficiente cercare di conoscere più a fondo Jack e anche quella che venne definita la beat generation, con cui veniamo in contatto in queste pagine.
Lo stesso Kerouac disse: "La beat generation è un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo."
Il ritratto più efficace di questa generazione, di questa "gioventù bruciata" è stato forse dato dal poeta Allen Ginsberg, che ritroviamo nel romanzo come Carlo Marx, il quale scrisse una raccolta di poesie che prende il nome dalla più importante: Howl. Urlo.
Ginsberg scrisse in poesia un altro manifesto di questa generazione, presentando il ritratto di una gioventù silenziosa, incompresa, bisognosa di una guida per affrontare il viaggio della vita, una guida che questi giovani cercano in loro stessi, allontanandosi dalla società di massa. Tentano di risolvere il loro problema, il disagio che si è impossessato delle loro anime a modo loro, sperimentando, viaggiando e vivendo sempre al limite, alla disperata ricerca di quello che non trovano, del "Motivo di Tutte le Cose".


La strada è la vita.