mercoledì 25 dicembre 2013

Winter Wonderland (Tag)

Buon Natale!
Approfitto di questo carinissimo booktag invernale che ho trovato su youtube (qui il link) per farvi tanti tanti auguri :) 
Le domande sono sei e naturalmente sentitevi liberi di rispondere al tag.



#1 -Quale libro è così caldo e tenero da scaldarti il cuore?
Per rispondere a questa domanda ho cercato a lungo nella mia libreria ma, sinceramente, non sono molto una "tipa" da romanzi teneri e coccolosi. Tra quelli che mi sono piaciuti di più e soprattutto mi hanno fatta commuovere (e per commuovere intendo piangere a dirotto come una bambina che ha appena scoperto che babbo natale non esiste) ho scelto Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer.
Consigliato anche il film.




#2 - Qual è il tuo libro preferito con la copertina bianca?
Qui mi stavo per buttare sui classici Einaudi, che hanno tutti la copertina bianca, ma poi mi sono accorta che anche uno dei miei libri preferiti ce l'aveva! Quindi, senza esitazioni, rispondo con Cercando Alaska del mio amato John Green.





#3 - Sei seduto/a su una bellissima e comodissima poltrona, nel tuo pigiama preferito, con la copertina della nonna sulle gambe e sorseggi una cioccolata. Ma che librone/mattone stai leggendo?

Non sono una tipa di big books, ne ho diversi ma tra quelli che ho pochi mi sono piaciuti davvero tanto. Per il resto, da quando ho il mio caro kobo, cerco di prenderli in ebook (riesco a finirli molto più in fretta). Ma sicuramente il librone che non mi stancherò mai di rileggere nonostante la mole, e nonostante i contenuti, è Un uomo della mia adorata Oriana Fallaci.

#4 - Sta iniziando a nevicare! E' ora di una battaglia a palle di neve... che personaggio vorresti sfidare?
Giusto per il gusto di farle un po' male, scelgo Ruth di Non lasciarmi.


#5 - Sfortunatamente il fuoco si sta spegnendo! Di che libro bruceresti gli ultimi capitoli (per piacere personale o pur di rimanere al caldo)?

Premetto che non brucerei mai un libro (sì, neanche se mi ha fatto schifo) ma dovendo scegliere tra dargli fuoco o morire congelata non esiterei a bruciare gli ultimi capitoli, ma anche qualcosa in più, di Oceano mare di Baricco. Lo so che questo autore è amatissimo ma a me non dice proprio nulla! Forse non l'ho capito ma dopo aver letto vari suoi romanzi sono arrivata alla conclusione che non mi piace. Novecento è l'unico che si salva perché mi è piaciuto, così come Omero, Iliade ma in quest'ultimo caso il "contenuto" non era il suo, quindi... Ecco, il mio problema con Baricco è che non capisco dove voglia andare a parare, che cosa voglia raccontare. Durante la lettura si fa apprezzare, poi arrivata alla fine mi domando sempre... E allora?
Magari qualcuno un giorno riuscirà a farmi ricrede ma per me, ora, è un no!
(P.s.: ho letto anche libri peggiori...)




#6 - Quale libro ti sta così tanto a cuore che lo regaleresti per Natale a qualcuno che non lo ha ancora letto e vorresti lo leggesse?
Di solito non regalo libri perché ho paura di sbagliare, sapendo quanto ogni libro sia personale. Faccio già fatica a consigliarli, figuriamoci!
Se comunque dovessi fare un regalo sceglierei un romanzo che ho letto quest'anno e che è forse la lettura migliore del mio 2013: Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.











Buon Natale :)

domenica 22 dicembre 2013

"Il risveglio della coscienza" Sostiene Pereira - Antonio Tabucchi

Chi è Pereira?
Pereira è un "personaggio in cerca d'autore" che nel settembre del 1992, come ci racconta Tabucchi nella nota a fine romanzo, andò a trovare il suo scrittore, colui che avrebbe raccolto la sua storia, la sua testimonianza e avrebbe divulgato il suo messaggio.
La storia di quest'uomo ci viene raccontata come fosse una deposizione. Il titolo, "Sostiene Pereira", verrà ripetuto di continuò tra le righe del romanzo, come a sottolineare una certa oggettività da parte dell'autore ma anche per creare empatia con il protagonista.

Siamo in Portogallo, a Lisbona, nella calda estate del 1934, durante i primi anni della dittatura filo-fascista di Salazar. Pereira è un uomo abbastanza in là con gli anni, un giornalista che cura la pagina culturale di un piccolo giornale del pomeriggio, il "Lisboa", obeso e cardiopatico, estremamente abitudinario, che cerca a tutti i costi ti trascorrere una vita il più tranquilla possibile, nella mediocrità più totale. Egli, inoltre, è vedovo e da quando sua moglie è morta è ossessionato dal pensiero della morte, della resurrezione dell'anima e del corpo.
Pereira trascorre le sue giornate tra il suo ufficio, la chiesa dove va spesso a confessarsi da padre Antonio, il cafè Orquidèa nel quale l'amico Manuel, cameriere, gli serve ogni giorno omelette al formaggio e limonata ghiacciata con tanto zucchero, e casa sua, dove Pereira, nella solitudine più completa parla con il ritratto di sua moglie rimasto a fargli compagnia.
La vita statica e monotona del giornalista verrà pian piano sconvolta. Il processo di cambiamento avrà inizio con l'incontro con un giovane scrittore di origini italiane, Monteiro Rossi, che egli contatterà per proporgli, come lavoro, di scrivere dei necrologi anticipati di scrittori e intellettuali per il giornale. Il ragazzo avrà un ruolo decisivo nell'opera di evoluzione di Pereira, non solo perché gli ricorda molto la sua gioventù spensierata e incosciente, ma anche perché, pian piano e con non poche difficoltà, lo aiuterà a capire la bellezza dell'agire seguendo la ragione cuore.
Monteiro, per Pereira, è un po' come quel figlio che non ha mai avuto e per questo, senza rifletterci molto, cerca di aiutarlo come può, pagandolo nonostante i necrologi che egli scriva siano di fatto impubblicabili perché troppo politici.
Il giovane giornalista, spinto anche dalla fidanzata Marta, una ragazza rivoluzionaria e ribelle, con una precisa ideologia politica e con una ferma volontà di lottare contro il regime dittatoriale, viene coinvolto dai ribelli e avrà numerosi problemi con la polizia politica. In tutto questo, Pereira, nonostante voglia aiutarlo, cerca di restare fuori dalla questione, rimanendo fedele alla proprie abitudini e a quell'apatia nei confronti della realtà esterna che lo accompagna costantemente.

Pereira è un cieco. Non vede cosa gli accade intorno, cosa accade nel suo paese, fa addirittura fatica a rendersi conto della censura che minaccia la buona riuscita del suo lavoro. Ma, dal canto suo, egli è anche convinto di non riuscire a fare nulla. Cosa potrebbe mai fare un mediocre giornalista come lui?
"Non è facile fare del proprio meglio in un paese come questo, per una persona come me, [...] io non sono Thomas Mann."
Il senso di inutilità che egli sente sarà destinato a capitolare: alla fine del romanzo Pereira riuscirà a prendere coscienza del proprio ruolo, del ruolo che l'intellettuale deve avere e del ruolo della letteratura, che non è qualcosa di separato dalla storia ma è la storia stessa.
Gli altri momenti decisivi per la trasformazione di Pereira sono due incontri che egli fa, uno durante un viaggio e un altro nella clinica talassoterapica dove si reca per curare la sua cardiopatica.
In treno egli conosce una donna ebrea, la signora Delgado, che lo invita ad agire, nel solo modo che gli è possibile.
Sono ebrea -dice la signora- e non sono felice di quello che sta succedendo in Germania, in
Portogallo. Lei che è un giornalista, faccia qualcosa! Dica la verità, racconti quello che succede, esprima il suo libero pensiero!  
Arrivato in clinica incontra il dottor Cardoso, giovane medico a cui confida le proprie inquietudini e preoccupazioni per ciò che sta succedendo con Monteiro e Marta, ma soprattutto per ciò che sta succedendo in lui, qualcosa di grande che egli non comprende e da cui è spaventato.
Il dottore, dopo averlo ascoltato, gli da la propria opinione illustrando a Pereira la teoria filosofica, che egli condivide, sulla confederazione delle anime. Secondo quest'ultima, nell'anima di ognuno di noi c'è più di una personalità e i cambiamenti nel nostro intimo e le contraddizioni che ci caratterizzano sono dovute all'alternanza di un io predominante. L'inquietudine che avverte Pereira non è altro che il sintomo di un grande cambiamento: un nuovo io egemone sta prendendo "potere" sulle altre personalità.
Segnato da queste esperienze, Pereira farà ritorno a Lisbona. L'episodio finale del romanzo sarà decisivo: la brutalità e la violenza di ciò che accade farà aprire gli occhi a Pereira che finalmente si rende realmente conto di cosa sta succedendo nel suo Paese.

"Se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato lettere a Coimbra e aver sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e devo pubblicare racconti dell'Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, ed è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un'altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa."

Pereira non ha certo le caratteristiche del tipico eroe rivoluzionario, del partigiano che si batte in nome della libertà con coraggio e tenacia. Eppure, in percorso profondamente umano (e non eroico) arriva a scoprire la bellezza della libertà, il piacere di fare qualcosa di utile, di seguire i propri ideali sfidando il potere.

Tabucchi, con uno stile semplice e incisivo, descrive una società in crisi che, segnata dal diffondersi dei totalitarismi, sta perdendo i propri valori ma che allo stesso tempo tenta di riprendere possesso della propria identità, tornando a lottare per la libertà.
Raccontando la metamorfosi di Pereira, o meglio la sua catarsi, il risveglio della coscienza dell'uomo comune, l'autore manda un messaggio forte (che non definirei troppo banale) di impegno civile contro la violenza e i soprusi.
Un bel libro che scorre velocemente ma che lascia una traccia profonda. è una di quelle letture che, in un modo o nell'altro, ti segnano. 

Qui non si tratta di fare cronaca, signor Pereira, ma di fare la Storia!

(Mi rendo conto che forse questa "recensione" è un po' lunga! Quindi ti ringrazio se sei arrivato fin qui.
Se ancora non si è capito la lettura di questo romanzo è più che consigliata :D)

mercoledì 4 dicembre 2013

Addio alle armi - Ernest Hemingway

In questo romanzo, pubblicato nel 1929, Hemingway ci racconta la storia di Frederic Henry, un giovane tenente americano che, durante la prima guerra mondiale, partecipa sul fronte meridionale come conducente di ambulanze.
Il protagonista del romanzo ha molto del suo autore. La storia raccontata in Addio alle armi rispecchia parte della biografia di Hemingway, che aveva partecipato alla guerra in Italia prestando servizio per la Croce Rossa Americana e come Frederic era stato ferito, ricoverato in un ospedale milanese, e aveva avuto una storia d'amore con un'infermiera.
L'opera cerca di ritrarre il quadro generale del fronte italiano e la vita dei soldati in guerra, ma si concentra in particolare sull'esperienza personale del tenente americano e sulla storia d'amore che egli ha con la giovane infermiera inglese Catherine Barkley.

Addio alle armi: romanzo di amore e guerra e, aggiungerei, anche di morte. è impossibile non parlare di morte in riferimento alla guerra e ben presto anche Frederic, dapprima mosso da forti ideali e spirito di eroismo, si renderà conto dell'inutile brutalità del conflitto armato.
E tra i numerosi soldati al fronte, egli non è di certo l'unico a prenderne coscienza. Ben presto si farà sempre più evidente il malcontento dei soldati italiani, che nonostante la propaganda del governo e i tentativi di censura, dilaga e spinge i giovani combattenti ad episodi frequenti di autolesionismo, ammutinamento e diserzione.
Sono tutti stanchi di questa guerra logorante, nessuno vuole combattere, nessuno riesce più a comprenderne le motivazioni e se non fossero costretti, i soldati lascerebbero senza esitare le armi per tornare a casa.
Anche Frederic farà la sua pace separata, darà il suo addio al conflitto. Emblematico è il momento in cui egli, nella fuga che lo porterà da Catherine, afferma: "Stavo andando a dimenticare la guerra."

Nella prima parte del romanzo, Hemingway si concentra sull'esperienza bellica, anche se man mano che la storia continua si fa sempre più profonda l'analisi psicologica e introspettiva del protagonista.
In questo quadro di morte e desolazione Frederic conosce l'amore, dapprima acerbo e passionale, poi sempre più intenso e autentico, per Catherine. Dopo la diserzione all'indomani della ritirata di Caporetto, il tenente americano fuggirà con la sua amata ma la storia, smentendo le mie aspettative, non avrà il lieto fine.
La figura di Catherine ha un significato simbolico: rappresenta per il protagonista l'esatto opposto della guerra, un universo di tranquillità e amore lontano dalle brutalità del conflitto e dalla morte.
Frederic rinuncia a tutto per il suo amore, alla fama, alla gloria, per rifugiarsi in un mondo di felicità a lungo desiderato. Eppure, nonostante i sacrifici del protagonista, nonostante l'allontanamento dalla guerra, egli non riuscirà a sfuggire al dolore e alla sofferenza.

F: "Lasciamo stare la guerra."  
C: "è molto difficile. Non c'è posto dove metterla."
F: "Lasciamola stare lo stesso."


Il titolo, nella versione originale, ha un doppio significato. Farewell to arms. "Addio alle armi", inteso come addio alla guerra e al conflitto e "Addio alle braccia", inteso come addio alla serenità e alla felicità dell'amore, e in questo senso si possono comprendere le due parallele esperienze di amore e morte vissute dal protagonista.

Prima di intraprendere questa lettura ero un po' scettica. Qualcosa mi diceva che lo stile di Hemingway non mi sarebbe piaciuto e che i suoi temi mi avrebbero annoiato. Arrivata all'ultima pagina di questo libro, invece, mi sono ricreduta: non solo ho trovato il suo stile essenziale adatto alla narrazione, ma anche la stessa storia mi ha coinvolto come non avrei mai immaginato.
Forse l'essere partita con aspettative bassissime mi ha permesso di apprezzare di più questo romanzo, ma quello che è certo è che dopo aver conosciuto Hemingway leggendo la sua seconda opera, leggerò presto qualcos'altro di lui.

La storia di Frederic Henry è una storia dolorosa, di un'esistenza sofferta a tratti investita da momenti di gioia e serenità. Alla fine di tutto però resterà solo un grande vuoto, molto più doloroso della guerra, incolmabile, inevitabile conseguenza di una sterilità di sentimenti ed emozioni portata dal primo conflitto mondiale.
Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.