mercoledì 4 dicembre 2013

Addio alle armi - Ernest Hemingway

In questo romanzo, pubblicato nel 1929, Hemingway ci racconta la storia di Frederic Henry, un giovane tenente americano che, durante la prima guerra mondiale, partecipa sul fronte meridionale come conducente di ambulanze.
Il protagonista del romanzo ha molto del suo autore. La storia raccontata in Addio alle armi rispecchia parte della biografia di Hemingway, che aveva partecipato alla guerra in Italia prestando servizio per la Croce Rossa Americana e come Frederic era stato ferito, ricoverato in un ospedale milanese, e aveva avuto una storia d'amore con un'infermiera.
L'opera cerca di ritrarre il quadro generale del fronte italiano e la vita dei soldati in guerra, ma si concentra in particolare sull'esperienza personale del tenente americano e sulla storia d'amore che egli ha con la giovane infermiera inglese Catherine Barkley.

Addio alle armi: romanzo di amore e guerra e, aggiungerei, anche di morte. è impossibile non parlare di morte in riferimento alla guerra e ben presto anche Frederic, dapprima mosso da forti ideali e spirito di eroismo, si renderà conto dell'inutile brutalità del conflitto armato.
E tra i numerosi soldati al fronte, egli non è di certo l'unico a prenderne coscienza. Ben presto si farà sempre più evidente il malcontento dei soldati italiani, che nonostante la propaganda del governo e i tentativi di censura, dilaga e spinge i giovani combattenti ad episodi frequenti di autolesionismo, ammutinamento e diserzione.
Sono tutti stanchi di questa guerra logorante, nessuno vuole combattere, nessuno riesce più a comprenderne le motivazioni e se non fossero costretti, i soldati lascerebbero senza esitare le armi per tornare a casa.
Anche Frederic farà la sua pace separata, darà il suo addio al conflitto. Emblematico è il momento in cui egli, nella fuga che lo porterà da Catherine, afferma: "Stavo andando a dimenticare la guerra."

Nella prima parte del romanzo, Hemingway si concentra sull'esperienza bellica, anche se man mano che la storia continua si fa sempre più profonda l'analisi psicologica e introspettiva del protagonista.
In questo quadro di morte e desolazione Frederic conosce l'amore, dapprima acerbo e passionale, poi sempre più intenso e autentico, per Catherine. Dopo la diserzione all'indomani della ritirata di Caporetto, il tenente americano fuggirà con la sua amata ma la storia, smentendo le mie aspettative, non avrà il lieto fine.
La figura di Catherine ha un significato simbolico: rappresenta per il protagonista l'esatto opposto della guerra, un universo di tranquillità e amore lontano dalle brutalità del conflitto e dalla morte.
Frederic rinuncia a tutto per il suo amore, alla fama, alla gloria, per rifugiarsi in un mondo di felicità a lungo desiderato. Eppure, nonostante i sacrifici del protagonista, nonostante l'allontanamento dalla guerra, egli non riuscirà a sfuggire al dolore e alla sofferenza.

F: "Lasciamo stare la guerra."  
C: "è molto difficile. Non c'è posto dove metterla."
F: "Lasciamola stare lo stesso."


Il titolo, nella versione originale, ha un doppio significato. Farewell to arms. "Addio alle armi", inteso come addio alla guerra e al conflitto e "Addio alle braccia", inteso come addio alla serenità e alla felicità dell'amore, e in questo senso si possono comprendere le due parallele esperienze di amore e morte vissute dal protagonista.

Prima di intraprendere questa lettura ero un po' scettica. Qualcosa mi diceva che lo stile di Hemingway non mi sarebbe piaciuto e che i suoi temi mi avrebbero annoiato. Arrivata all'ultima pagina di questo libro, invece, mi sono ricreduta: non solo ho trovato il suo stile essenziale adatto alla narrazione, ma anche la stessa storia mi ha coinvolto come non avrei mai immaginato.
Forse l'essere partita con aspettative bassissime mi ha permesso di apprezzare di più questo romanzo, ma quello che è certo è che dopo aver conosciuto Hemingway leggendo la sua seconda opera, leggerò presto qualcos'altro di lui.

La storia di Frederic Henry è una storia dolorosa, di un'esistenza sofferta a tratti investita da momenti di gioia e serenità. Alla fine di tutto però resterà solo un grande vuoto, molto più doloroso della guerra, incolmabile, inevitabile conseguenza di una sterilità di sentimenti ed emozioni portata dal primo conflitto mondiale.
Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.


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