domenica 22 dicembre 2013

"Il risveglio della coscienza" Sostiene Pereira - Antonio Tabucchi

Chi è Pereira?
Pereira è un "personaggio in cerca d'autore" che nel settembre del 1992, come ci racconta Tabucchi nella nota a fine romanzo, andò a trovare il suo scrittore, colui che avrebbe raccolto la sua storia, la sua testimonianza e avrebbe divulgato il suo messaggio.
La storia di quest'uomo ci viene raccontata come fosse una deposizione. Il titolo, "Sostiene Pereira", verrà ripetuto di continuò tra le righe del romanzo, come a sottolineare una certa oggettività da parte dell'autore ma anche per creare empatia con il protagonista.

Siamo in Portogallo, a Lisbona, nella calda estate del 1934, durante i primi anni della dittatura filo-fascista di Salazar. Pereira è un uomo abbastanza in là con gli anni, un giornalista che cura la pagina culturale di un piccolo giornale del pomeriggio, il "Lisboa", obeso e cardiopatico, estremamente abitudinario, che cerca a tutti i costi ti trascorrere una vita il più tranquilla possibile, nella mediocrità più totale. Egli, inoltre, è vedovo e da quando sua moglie è morta è ossessionato dal pensiero della morte, della resurrezione dell'anima e del corpo.
Pereira trascorre le sue giornate tra il suo ufficio, la chiesa dove va spesso a confessarsi da padre Antonio, il cafè Orquidèa nel quale l'amico Manuel, cameriere, gli serve ogni giorno omelette al formaggio e limonata ghiacciata con tanto zucchero, e casa sua, dove Pereira, nella solitudine più completa parla con il ritratto di sua moglie rimasto a fargli compagnia.
La vita statica e monotona del giornalista verrà pian piano sconvolta. Il processo di cambiamento avrà inizio con l'incontro con un giovane scrittore di origini italiane, Monteiro Rossi, che egli contatterà per proporgli, come lavoro, di scrivere dei necrologi anticipati di scrittori e intellettuali per il giornale. Il ragazzo avrà un ruolo decisivo nell'opera di evoluzione di Pereira, non solo perché gli ricorda molto la sua gioventù spensierata e incosciente, ma anche perché, pian piano e con non poche difficoltà, lo aiuterà a capire la bellezza dell'agire seguendo la ragione cuore.
Monteiro, per Pereira, è un po' come quel figlio che non ha mai avuto e per questo, senza rifletterci molto, cerca di aiutarlo come può, pagandolo nonostante i necrologi che egli scriva siano di fatto impubblicabili perché troppo politici.
Il giovane giornalista, spinto anche dalla fidanzata Marta, una ragazza rivoluzionaria e ribelle, con una precisa ideologia politica e con una ferma volontà di lottare contro il regime dittatoriale, viene coinvolto dai ribelli e avrà numerosi problemi con la polizia politica. In tutto questo, Pereira, nonostante voglia aiutarlo, cerca di restare fuori dalla questione, rimanendo fedele alla proprie abitudini e a quell'apatia nei confronti della realtà esterna che lo accompagna costantemente.

Pereira è un cieco. Non vede cosa gli accade intorno, cosa accade nel suo paese, fa addirittura fatica a rendersi conto della censura che minaccia la buona riuscita del suo lavoro. Ma, dal canto suo, egli è anche convinto di non riuscire a fare nulla. Cosa potrebbe mai fare un mediocre giornalista come lui?
"Non è facile fare del proprio meglio in un paese come questo, per una persona come me, [...] io non sono Thomas Mann."
Il senso di inutilità che egli sente sarà destinato a capitolare: alla fine del romanzo Pereira riuscirà a prendere coscienza del proprio ruolo, del ruolo che l'intellettuale deve avere e del ruolo della letteratura, che non è qualcosa di separato dalla storia ma è la storia stessa.
Gli altri momenti decisivi per la trasformazione di Pereira sono due incontri che egli fa, uno durante un viaggio e un altro nella clinica talassoterapica dove si reca per curare la sua cardiopatica.
In treno egli conosce una donna ebrea, la signora Delgado, che lo invita ad agire, nel solo modo che gli è possibile.
Sono ebrea -dice la signora- e non sono felice di quello che sta succedendo in Germania, in
Portogallo. Lei che è un giornalista, faccia qualcosa! Dica la verità, racconti quello che succede, esprima il suo libero pensiero!  
Arrivato in clinica incontra il dottor Cardoso, giovane medico a cui confida le proprie inquietudini e preoccupazioni per ciò che sta succedendo con Monteiro e Marta, ma soprattutto per ciò che sta succedendo in lui, qualcosa di grande che egli non comprende e da cui è spaventato.
Il dottore, dopo averlo ascoltato, gli da la propria opinione illustrando a Pereira la teoria filosofica, che egli condivide, sulla confederazione delle anime. Secondo quest'ultima, nell'anima di ognuno di noi c'è più di una personalità e i cambiamenti nel nostro intimo e le contraddizioni che ci caratterizzano sono dovute all'alternanza di un io predominante. L'inquietudine che avverte Pereira non è altro che il sintomo di un grande cambiamento: un nuovo io egemone sta prendendo "potere" sulle altre personalità.
Segnato da queste esperienze, Pereira farà ritorno a Lisbona. L'episodio finale del romanzo sarà decisivo: la brutalità e la violenza di ciò che accade farà aprire gli occhi a Pereira che finalmente si rende realmente conto di cosa sta succedendo nel suo Paese.

"Se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato lettere a Coimbra e aver sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e devo pubblicare racconti dell'Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, ed è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un'altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa."

Pereira non ha certo le caratteristiche del tipico eroe rivoluzionario, del partigiano che si batte in nome della libertà con coraggio e tenacia. Eppure, in percorso profondamente umano (e non eroico) arriva a scoprire la bellezza della libertà, il piacere di fare qualcosa di utile, di seguire i propri ideali sfidando il potere.

Tabucchi, con uno stile semplice e incisivo, descrive una società in crisi che, segnata dal diffondersi dei totalitarismi, sta perdendo i propri valori ma che allo stesso tempo tenta di riprendere possesso della propria identità, tornando a lottare per la libertà.
Raccontando la metamorfosi di Pereira, o meglio la sua catarsi, il risveglio della coscienza dell'uomo comune, l'autore manda un messaggio forte (che non definirei troppo banale) di impegno civile contro la violenza e i soprusi.
Un bel libro che scorre velocemente ma che lascia una traccia profonda. è una di quelle letture che, in un modo o nell'altro, ti segnano. 

Qui non si tratta di fare cronaca, signor Pereira, ma di fare la Storia!

(Mi rendo conto che forse questa "recensione" è un po' lunga! Quindi ti ringrazio se sei arrivato fin qui.
Se ancora non si è capito la lettura di questo romanzo è più che consigliata :D)

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