domenica 13 gennaio 2013

Vita di Galileo - Bertolt Brecht


Monacello: -Ma non credete che la verità, se è verità, si farà strada anche senza di noi?
Galileo: - No, no, no! La verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano. 
Vita di Galileo di Bertolt Brecht è un'opera teatrale. L'ultima versione, quella berlinese, risale al 1956.
Brecht, drammaturgo tedesco, fu costretto ad espatriare nel 1933 a causa della sua opposizione al nazismo e iniziò la stesura di quest'opera in Danimarca, per poi proseguirla in Finlandia, negli Stati Uniti ed infine a Berlino Est, dove fu costretto a stabilirsi poiché non ottenne il permesso dagli Alleati di rientrare nella Germania Occidentale.
Galileo: -Le città sono piccole, le teste altrettanto. Piene di superstizioni e di pestilenze. Ma ora noi diciamo: visto che così è, così non deve rimanere. Perché ogni cosa si muove, amico mio. [...] Molto è già stato trovato, ma quello che è ancora da trovare, è di più. E questo significa altro lavoro per le nuove generazioni.

Come si intuisce molto facilmente dal titolo (capitan ovvio) l'opera racconta la vita dello scienziato pisano Galileo Galilei, soffermandosi in particolar modo sul periodo delle sue più importanti scoperte, il processo e l'abiura.
Il Galileo che ci presenta Brecht è un uomo normale, pieno di contraddizioni, amante dei piacere terreni, dalla tavola alle donne; ma allo stesso tempo possiede le caratteristiche dell'eroe costretto a lottare contro un potere autoritario.
Proprio sul potere, secondo me, si sofferma a riflettere l'opera di Brecht. Scritta in un periodo in cui i regimi totalitari erano un elemento diffuso nel panorama politico europeo, inevitabilmente si riscontrano degli impliciti riferimenti alla lotta contro l'ideologia nazista portata avanti dallo stesso Brecht.
Galileo:-Tutto il mondo dice: d'accordo, sta scritto nei libri, ma adesso lasciate un po' che vediamo noi stessi.
Andrea:- Ne sappiamo troppo poco, Giuseppe. Davvero, siamo appena al principio. 
L'autore non esprime un vero e proprio giudizio sulla figura controversa di Galileo ma lascia che sia il lettore a sviluppare un giudizio personale sul protagonista. Questo perché giudicarlo non è affatto semplice, come non è semplice capire chi veramente sia stato Galileo. Sicuramente, da come ce lo presenta Brecht, non è il classico eroe, impavido, onesto e leale. Al contrario conosciamo un Galileo truffaldino, che spaccia il cannocchiale per una sua invenzione (in realtà si limitò a perfezionarlo) vendendolo al doge di Venezia come strumento bellico; vediamo un Galileo costretto a insegnare il sistema tolemaico nelle università, ad impartire lezioni private a giovani aristocratici per potersi mantenere e per portare avanti le sue ricerche per le quali aveva poco tempo a cui dedicarsi.
Anche in questo è riscontrabile un parallelismo con la vita dell'autore, il quale, mentre si dedicava alla composizione di quest'opera, scriveva frivole e banali sceneggiature per il cinema americano, per necessità economiche.

La difficoltà dell'esprimere un giudizio su Galileo emerge in particolar modo nel momento del processo e della successiva abiura.
Prima di leggere questo libro, di studiare e di conoscere meglio Galileo come scienziato, come filosofo e come uomo, nonostante riconoscessi l'alto valore delle sue scoperte scientifiche e l'importanza che ha avuto nella nascita della nuova scienza moderna, vedevo nella sua abiura la rinuncia alla lotta, la rinuncia a credere nelle proprie idee. E per questo motivo avevo perso un po' di stima nei suoi confronti.
Dopo la lettura di quest'opera devo dire che ho rivalutato il mio giudizio perché ho compreso e ho riflettuto meglio sui motivi che l'hanno spinto ad abiurare. Galileo era un uomo, oltretutto anziano, ed è vero che temette la morte e il dolore davanti alla minaccia di tortura da parte dell'inquisizione ma non bisogna credere che si sia arreso. Nella sconfitta riuscì a trovare la vittoria. Dopo l'abiura, nonostante i controlli da parte della Chiesa, Galileo, diventato quasi completamente cieco, riuscì a scrivere i Discorsi sopra due nuove scienze, la meccanica e la dinamica.
Galileo: -Statemi a sentire: chi non conosce la verità è soltanto uno sciocco; ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un criminale! 
 Andrea:-Insieme all'uomo della strada ripetevamo:"Morirà ma non abiurerà mai".-Voi siete tornato dicendoci:"Ho abiurato, ma vivrò".-Noi allora: "Vi siete sporcato le mani". -E voi: "Meglio sporche che vuote".
Perché Galileo fu sconfitto? Certamente fu sconfitto dall'autorità ecclesiastica che si oppose e gli impedì di portare avanti le sue tesi "rivoluzionarie", ma Galileo fu sconfitto anche dalla gente, accecata dall'ignoranza e dai dogmi che non fu in grado di lasciarsi illuminare e salvare dalla grandezza delle scoperte di questo scienziato.
Sagredo: -è una notte di sventura, quella in cui l'uomo vede la verità. è un'ora di accecamento, quella in cui crede il genere umano capace di ragionare.
Galileo:- Il frutto dell'albero della conoscenza! Ecco, lo azzanna subito. Sarà dannato in eterno, ma non può far a meno di azzannarlo, sciagurato ghiottone! A volte penso che mi lascerei rinchiudere in una prigione dieci tese sottoterra, dove non penetrasse un filo di luce, purché in cambio potessi scoprire di che cosa è fatta la luce. 
Infine altri riferimenti impliciti al periodo in cui Brecht scrive, non solo quello del nazismo ma anche quello della guerra fredda, propongono una riflessione sugli usi della scienza e sul legame tra questa e la politica, riferendosi in particolare alla bomba atomica.
Galileo: Finché l'umanità continuerà a brancolare nella sua madreperlacea nebbia millenaria, fatta di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate. Che scopo si prefigge il vostro lavoro? Io credo che la scienza abbia come unico scopo quello di alleviare la fatica dell'esistenza umana. 
Vita di Galileo è un libro di rara bellezza. La lettura non è stata affatto difficile (mi aspettavo un libro più "pesante") e offre innumerevoli spunti di riflessione che lo rendono attuale, nonostante l'epoca in un cui è ambientata la vicenda. Il personaggio che più ho apprezzato, oltre Galileo, è stato Andrea, suo allievo, che rappresenta secondo me il lato più rivoluzionario di Galileo, la sua parte giovane e impavida, piena di coraggio e priva della paura della morte che a lui, in tarda età, non è mancata.
Figura interessante e, a mio avviso, controversa e divisa, anche se poco caratterizzata, è quella del cardinale Barberini, futuro papa Urbano VIII, pontefice nel periodo in cui Galileo pubblicò il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, ossia quello tolemaico e copernicano.
Grazie alla lettura di questo libro mi sono appassionata molto a Galileo, uomo vero e scienziato vero che non ha mai voluto essere un eroe. Il primo che ha avuto il coraggio di puntare il cannocchiale verso il cielo, sempre assetato di nuove scoperte, all'inseguimento della verità anche se ostacolato dalla Chiesa e dalla società in cui viveva.
Se il 2013 è iniziato così, spero sia un anno pieno di belle letture.
"Lasciate ogni speranza, o voi che vi accingete a osservare."
 Andrea:- Sventurata la terra che non ha eroi!
Galileo:-No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi. 


2 commenti:

  1. Una lettura che illumina, davvero.
    Oggetto del mio progetto finale per gli esami di Stato.
    Andrea infatti rappresenta una estensione della persona che fu lo scienziato pisano.
    Da non trascurare questo testo tra i banchi di scuola. Mi piacerebbe se venisse divulgato nelle scuole ma è dura...

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    1. Fortunatamente ho avuto e ho tutt'ora dei professori che mi consigliano spesso tante belle letture, interessanti e che probabilmente avrei "snobbato" se non me le avessero consigliate.
      Questa, in particolare, mi ha colpito profondamente e poi, letta nel periodo in cui ho dovuto studiare Galileo come scrittore, filosofo e scienziato, mi ha sorpreso e appassionato ancora di più.
      Sono d'accordo con te, è illuminante.

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